Questo articolo del Fatto Quotidiano ci dice che ammonteranno a 2,4 miliardi di € i tagli previsti sulla sanità dal governo Renzi per finanziare l'ormai celebre bonus di 1000 euro. Ma i bonus sono concessioni, che come vengono date possono venir negate l'anno dopo, mentre i tagli restano. Soprattutto se si tiene conto che dal 2016 lo stesso Padoan sostiene che riusciremo a centrare il pareggio di bilancio, per non parlare di ciò che comporterà il Fiscal Compact, su cui ogni esponente del governo si rifiuta di darci risposte (se non sai di che si tratta leggi questo articolo!).
Qualcuno diceva che con un pò di zucchero la pillola va giù. E in effetti tutti contenti degli 80 euro promessi da Renzi mentre la pillola dei tagli va giù senza troppi problemi, poco importa se quel dolce sapore di zucchero scomparirà per lasciar posto agli effetti nauseanti e deleteri di un veleno letale.
Mentre la popolazione italiana è sempre più grassa e sempre più vecchia (qui i dati) diminuiscono gli ospedali, i posti letto e la spesa sanitaria in beni e servizi. Ma non è tutto. Eh già, purtroppo i tagli non si limitano a colpire strutture e voci di bilancio. Ormai da molti anni in Italia è in atto una vera e propria negazione del diritto allo studio e alla formazione, e questo in modo particolare proprio per quanto riguarda medici e chirurghi.
Poco importa se varie indagini (tra cui questa del sindacato dei medici dirigenti) lancino allarmi sostenendo che nei prossimi anni mancheranno oltre 15000 medici nel nostro Sistema Sanitario Nazionale. Per il 2014 i posti resi disponibili dal ministero, per la facoltà di medicina, hanno subito un'ulteriore riduzione. E come se non bastesse il test si è tenuto, quest'anno per la prima volta, l'8 aprile, una data impossibile per gli studenti del 5° superiore che nel frattempo devono preparare anche la maturità. A tutto ciò si aggiunga poi la totale assenza di corsi pubblici di preparazione ai test e l'inefficace quanto costosa preparazione offerta dagli enti privati, e il gioco è fatto. Diventare medici, in questo Paese, è un'utopia.
Le proteste delle associazioni studentesche non sono mancate, ma ovviamente dal "palazzo" nessun ripensamento, nè sul numero dei posti, nè sulla data del test. Test che ormai hanno una funzione meramente restrittiva, puntando esclusivamente a espellere gli studenti dai canali formativi, perchè non ci sono abbastanza strutture e i fondi sono sempre meno. Quindi non sono importanti la motivazione degli studenti, le loro conoscenze specifiche o la loro passione. L'unica cosa che conta è che non ce ne siano troppi.
Le proteste delle associazioni studentesche non sono mancate, ma ovviamente dal "palazzo" nessun ripensamento, nè sul numero dei posti, nè sulla data del test. Test che ormai hanno una funzione meramente restrittiva, puntando esclusivamente a espellere gli studenti dai canali formativi, perchè non ci sono abbastanza strutture e i fondi sono sempre meno. Quindi non sono importanti la motivazione degli studenti, le loro conoscenze specifiche o la loro passione. L'unica cosa che conta è che non ce ne siano troppi.
Allora non devono stupire scandali come questi, che mettono a dura prova chiunque abbia la disgrazia di voler intraprendere un percorso formativo per diventare medico, e non deve stupire il fatto che sempre più giovani volenterosi decidono di andare a studiare medicina all'estero. Si tratta di una scelta politica, perchè i vincoli comunitari sono sempre più importanti dei cittadini, sia dei loro sogni che della loro salute.
Per ora stiamo dando per scontato la passione incondizionata che per forza di cose deve guidare quegli oltre 60000 aspiranti medici, che anche quest'anno (comunque in netto calo rispetto all'anno scorso) si sono iscritti ai test di medicina. Ma cosa accadrà quanto questi si saranno stufati di sentirsi considerati un peso economico per la società? Già oggi sempre più giovani abbandonano il sogno di diventare medici per scegliere corsi di laurea come economia, che nella stragrande maggioranza dei casi non è a numero programmato.
Ma noi che abbiamo alle spalle anni passati sui libri di economia sappiamo benissimo che nessuno vorrebbe vivere in una
società di economisti, noi per primi. Soprattutto se poi questa si riduce, come spesso ci insegnano a fare oggi nelle nostre università, a un unico valore fondamentale rispetto al quale anche la vita umana è sacrificabile: il massimo profitto. Valore che ormai, dall'economia, si sta diffondendo in tutti i settori dell'attività umana, compresa la sanità per via della politica e delle case farmaceutiche, sempre più assetate di profitti.
Dobbiamo uscire da questo circolo vizioso, dobbiamo interromperlo. Difendere il diritto alla sanità pubblica e pretendere con forza che essa sia scollegata dalle logiche di mercato è l'unica soluzione, ma è impossibile senza mettere in discussione i vincoli e le politiche europee, che sono diretta emanazione di quelle lobbies che, tra le altre cose, vorrebbero mettere mano su quel che resta del nostro settore sanitario. La ricerca scientifica e le case farmaceutiche devono essere pubbliche, di proprietà dei cittadini. Non possiamo più permettere la corruzione di un settore così nevralgico per la vita di tutti, senza il quale nessun Paese può dirsi civile.
Chi, anno dopo anno, continua a tentare l'assurdo test per accedere ai corsi di medicina, chi decide di parcheggiarsi a farmacia sperando che il seguente sia l'anno buono, chi studia giorno e notte per prepararsi al test nonostante la maturità imminente, sono loro a ricordarci che ancora oggi vi sono
dei giovani che non scelgono la strada più facile, che non sono attirati da
facili guadagni e da logiche opportunistiche, ma preferiscono spaccarsi la schiena e ingoiare mille
rospi pur di inseguire il loro sogno, che altro non è che salvare le
nostre vite. Invece di mettergli il bastone tra le ruote, dovremmo prendere esempio dalla loro passione e dallo loro forza di volontà.
Per concludere riportiamo il testo del Giuramento di Ippocrate, quello che viene prestato da medici, chirurghi e odontoiatri prima di iniziare la professione. Quanti mestieri possono vantare gli stessi principi?
"Consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro:
- di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento;
- di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale;
- di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l'eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario;
- di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona;
- di astenermi da ogni accanimento diagnostico e terapeutico;
- di promuovere l'alleanza terapeutica con il paziente fondata sulla fiducia e sulla reciproca informazione, nel rispetto e condivisione dei principi a cui si ispira l'arte medica;
- di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze;
- di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina;
- di affidare la mia reputazione professionale esclusivamente alla mia competenza e alle mie doti morali;
- di evitare, anche al di fuori dell'esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione;
- di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni;
- di rispettare e facilitare il diritto alla libera scelta del medico;
- di prestare assistenza d'urgenza a chi ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell'autorità competente;
- di osservare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell'esercizio della mia professione o in ragione del mio stato;
- di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l'esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione."
Ciao
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