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martedì 6 maggio 2014

Verso la Grecia: il consiglio di Monti per le Europee

In vista delle elezioni europee di maggio torna a farsi sentire anche l'ex Presidente del Consiglio, nonchè ex dipendente della nota banca d'affari americana Goldman Sachs, Mario Monti. In questa breve intervista concessa al Fatto Quotidiano, il capo del governo che ratificò il Fiscal Compact (quel trattato europeo che ridurra l'Italia così) ci ricorda, ancora una volta, quanto siano demagogiche e inconsistenti le minacce di chi vuole convincere il popolo italiano ad accettare in silenzio l'euro e la totale privazione di ogni sovranità.


Con occhi lucidi e il cuore in mano, Monti afferma che uscire dall'euro sarebbe il più grande regalo che si potrebbe fare a tutti quei politici inconcludenti e troppo costosi che ci hanno trascinati nell'attuale disastro economico e sociale che affligge l'Italia. In pratica, siccome i problemi dell'Italia sono sempre stati la corruzione, il clientelismo e la pigrizia della classe politica, allora l'euro e i rigidi vincoli che ne derivano non solo sono necessari, ma sono la nostra unica chance di ottenere giustizia e crescita economica.

Questo discorso però fa acqua da tutte le parti, tanto che non sappiamo da dove cominciare per elencarne le incongruenze con la realtà. Nel dubbio inziamo con il dato economico, che per sua natura non è confutabile. Il grafico che segue è preso in prestito dal blog del professor Bagnai, docente di Politica Economica presso l'Università D'Annunzio di Pescara, e ci racconta la crescita dell'economia italiana, al netto dell'inflazione, dal 1862 al 2013:


Guardate cosa accade alla linea blu dal 2002, ovvero dall'introduzione dell'euro: un tonfo che ha portato la crescita sotto lo 0, e questo ben prima della crisi finanziaria del 2008. Basta questo semplice grafico quindi a confutare il legame individuato da Mario Monti tra l'euro e la crescita dell'economia italiana. Per non parlare poi di come l'euro sta rendendo infinita una crisi che nel resto del mondo è finita da un pezzo, continuando ad imporci politiche di austerity mentre basterebbe che lo Stato ricominciasse a spendere a deficit per risollevare le sorti della nostra economia e per ridare una speranza a milioni di cittadini. Quindi l'euro non solo ci ha resi molto meno competitivi e non ci ha dato benefici sul piano della crescita, ma addirittura ci costringe ad attuare politiche economiche e fiscali che vanno nel verso opposto.

Appurato questo, se ancora ce ne fosse stato bisogno, passiamo a confutare l'affermazione di Monti secondo la quale l'euro diminuisce i costi della politica e rimette in riga la casta. Se ciò fosse vero negli ultimi 12 anni avremmo dovuto assistere a tagli su tagli ai privilegi dei politici, ai loro stipendi, ai finanziamenti pubblici ai partiti e così via, ma voi avete mai sentito nulla del genere? Certo che no. E poi, sempre se quanto detto da Monti fosse vero, negli ultimi 12 anni avremmo dovuto vedere una schiera di politici corrotti, corruttori, evasori o legati alla mafia finire in manette, o perlomeno una legge sul conflitto di interessi, ma ovviamente di tutto questo non abbiamo visto nulla. Anzi, proprio i massimi sostenitori dell'euro si sono macchiati dei crimini più ignobili: l'ex Presidente del Consiglio Enrico Letta, che si è fatto "finanziare" dalle slot machines e poi gli ha condonato 98 miliardi di euro di evasione fiscale (sì, avete letto bene, 98 miliardi), il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha addirittura ordinato la distruzione di alcune intercettazioni telefoniche che lo riguardavano nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, e infine come non citare l'attuale Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che tra viaggi, assunzioni clientelari e cene pazze si è guadagnato una condanna in primo grado per danno erariale.

Finora quindi abbiamo visto come l'euro non porti crescita economica e come non ci metta al riparo nè dalle crisi finanziarie, nè da una classe politica parassita e criminale, ma anzi le fomenta. E allora questo euro a che serve? Beh, in effetti su una cosa Monti ha ragione: l'euro pone dei vincoli strettissimi all'azione dei nostri politici. Li obbliga al pareggio di bilancio, li obbliga a rispettare il Fiscal Compact, li obbliga ad effettuare tagli alla sanità e all'istruzione, li obbliga a privatizzare e svendere il patrimonio pubblico (per chi non lo sapesse il demanio ha addirittura deciso di mettere all'asta l'isola di Poveglia, a Venezia, come ci racconta questo articolo del Fatto Quotidiano), e così via. Ma a questo punto, una volta che abbiamo preso atto della vera funzione dell'euro, dobbiamo porci una domanda: siamo sicuri che tutte queste misure ci daranno un qualche beneficio?

Ora che perfino la Banca d'Inghilterra si è accorta che le politiche di austerità sono destinate a fallire (ne abbiamo parlato in questo articolo) la risposta è ancora più ovvia: no. Ma se pensate che l'Unione Europea adesso deciderà di redimersi e inizierà a proporre una crescita effettiva dell'economia, che passi per il benessere dei cittadini, allora siete fuori strada. A Bruxelles hanno preparato già diversi pacchi regalo in serbo per noi, ovviamente da scartare dopo le europee del 25 maggio, nella speranza che anche il prossimo Parlamento europeo sia pieno zeppo di servi della finanza. Per chi volesse saperne di più, tra quelli in arrivo i provvedimenti più inquietanti sono tre: il Fondo di Redenzione europeo, l'Unione Bancaria europea e il Trattato Transatlantico (abbiamo parlato qui del primo, qui del secondo e qui del terzo).

Da quanto detto finora si può concludere allora con certezza che l'euro non ha assolutamente impedito il malaffare della politica, nè tantomeno ne ha ridotto i costi. L'unica cosa che è cambiata, per i nostri politici, è il padrone. Se prima, per continuare nei loro loschi affari, ogni tanto i politici erano costretti a dare un contentino al popolo pur di venire rieletti alle seguenti elezioni, ora non ci spetta neppure più quello. Se un politico vuole proseguire nelle sue attività illecite, adesso deve obbedire solo e unicamente all'Europa delle banche e delle multinazionali. Avete presente il tormentone "ce lo chiede l'Europa"?

Più Europa significa meno popolo, mettiamocelo in testa. Siamo in mano ad un'istituzione sovranazionale antidemocratica, in cui tutto è deciso nell'ombra da tecnocrati mai eletti da nessuno e da ben 15.000 lobbisti liberi da ogni regola o vincolo (lo ha denunciato il Fatto Quotidiano in questo articolo). Mentre una volta lo Stato rappresentava quell'istituzione preposta alla tutela dei cittadini, oggi lo Stato si è trasformato in un curatore fallimentare al soldo di Bruxelles, che sfrutta il proprio potere di riscuotere le tasse per garantire lauti profitti ai paperoni della finanza.


La follia e il fondamentalismo europei non si sono fermati davanti alla disperazione e alla miseria di milioni di greci e non si faranno intenerire neppure da noi che siamo le prossime vittime. Non ci restano molte alternative: o ci tiriamo fuori al più presto da questa trappola criminale e ci decidiamo finalmente ad informarci e a partecipare attivamente alla politica, oppure possiamo comodamente tirare a campare aspettando il colpo di grazia. Una cosa è certa: questo 25 maggio conosceremo il nostro destino.

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