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venerdì 7 marzo 2014

Too big to fail: solo i poveri falliscono

In seguito alla crisi economica globale scoppiata nel 2008 l'espressione "too big to fail" (troppo grande per fallire) è entrata sempre più nel linguaggio politico ed economico. Con tale espressione ci si riferisce in particolare a banche e istituti creditizi troppo grandi, all'interno delle rispettive economie nazionali, perchè possano essere lasciate fallire. 

Negli Stati Uniti ci sono le gigantesche JP Morgan Chase, Goldman Sachs, Bank of America, Wells Fargo, ecc. Per quanto riguarda l'Europa invece la stessa Commissione Europea ha recentemente individuato 30 banche cosiddette "too big to fail". Si tratta di 30 istituti che dispongono di un attivo di bilancio superiore a 30 miliardi di euro e di attività di negoziazione e passività oltre i 70 miliardi di euro. Le italiane sono tre: Unicredit, Intesa San Paolo e Monte dei Paschi di Siena.

Ognuno di queste banche ha un peso economico talmente elevato che, se dovesse fallire, l'intero sistema economico e finanziario rischierebbe il collasso. Per questo se una di queste banche viene a trovarsi in difficoltà deve intervenire lo Stato, con risorse pubbliche, a salvarla.

Questa situazione dà origine a infinite problematiche, ma concentriamoci sui comportamenti opportuistici che queste enormi banche non perdono occasione di tenere. E' chiaro che se sai di non poter fallire in alcun caso, perchè tanto quei fessi dei contribuenti ti salveranno, non esiterai a correre rischi. Specie se quei rischi possono permetterti di guadagnare di più, dato che ad un rischio più alto è associato un tasso di rendimento più elevato. Allora inizi a prestare sempre di più a persone, aziende e nazioni che probabilmente non riusciranno a ripagarti, perchè finchè ce la faranno ti pagheranno interessi più alti, e quando inevitabilmente non riusciranno più a onorare il debito contratto, potrai comunque contare su profumosi aiuti di Stato. Della serie: "Ti piace vincere facile?"

Questo articolo del Sole24Ore ci parla di 7700 miliardi di dollari, a carico degli ignari contribuenti, versati dal governo americano a favore di Wall Strett dal 2007 al 2009. Questo articolo del Fatto Quotidiano conta invece che sono stati oltre 4500 i miliardi di euro in aiuti di Stato concessi alle banche europee tra il 2008 e il 2011. Insomma, mentre se l'Italia prova a concedere aiuti di Stato per rilanciare piccole aziende o territori svantaggiati viene colpita da multe milionarie perchè la concorrenza è sacra e perchè lo Stato deve tagliare le spese, per quanto riguarda il settore bancario e finanziario tali aiuti non solo sono ammissibili, ma sono addirittura necessari. Se poi l'enorme ammontare degli aiuti stanziati farà schizzare il debito pubblico alle stelle, la colpa non sarà certo delle banche, ovviamente no. La colpa è dello Stato, che è spendaccione e improduttivo, e quindi giù a privatizzare, svendere e tagliare.

Ma se questi pochissimi istituti vantano un potere tanto grande nei confronti degli Stati, come possiamo pensare di vivere in democrazia? Una volta di più è dimostrato che la politica è ormai sottomessa dalla finanza, e finchè la situazione non cambierà questo sistema continuerà a ripetersi ciclicamente finchè non ci avranno spolpati del tutto.

Di banche tanto grandi da tenere in pugno l'economia di un Paese ne dovrebbe esistere solo una, e dovrebbe essere categoricamente nazionalizzata, in modo che torni a lavorare per il benessere della collettività e non per sfruttarla. E' nostro diritto e nostro dovere pretenderlo.

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