Ricordate il Fiscal Compact, quel trattato europeo che ci costringerà a riportare il nostro rapporto debito pubblico/PIL sotto al 60% entro 20 anni? Se non lo ricordate andatevi a rileggere questo vecchio articolo, perchè tra non molto potrebbe ridurci così.
Bene, siccome a Bruxelles possono essere accusati di tutto meno che di essere degli sprovveduti, hanno già messo in conto che difficilmente Paesi fortemente indebitati come l'Italia riusciranno ad onorare gli impegni presi con il Fiscal Compact. D'altronde si tratterebbe di tagliare circa 50 miliardi di euro all'anno per 20 anni, per un totale di oltre 1.000 miliaredi di euro, una cifra astronomica se si considera che la famigerata manovara "lacrime e sangue" di Monti, nel 2011, tentava di racimolare "appena" 30 miliardi di euro.
Rispettare il Fiscal Compact vorrebbe dire, ogni anno per 20 anni, nuovi tagli alla spesa pubblica, servizi più scadenti, ulteriori privatizzazioni e svendite del patrimonio pubblico e, dulcis in fundo, nuove e sempre più pesanti tasse. Quale governo verrebbe democraticamente eletto per adottare misure simili? Nessuno, ed ecco perchè nessuno, specie Renzi, pare intenzionato a parlare di Fiscal Compact proprio a ridosso delle elezioni europee. Ed è per lo stesso motivo che l'UE non si fida ed ha fatto preparare da una squadra di 11 esperti uno strumento che obblighi gli Stati ad attuare le politiche desiderate da Bruxelles, deresponsabilizzando così i governi di volta in volta chiamati ad adottare quelle misure impopolari e distruttive.
La proposta era stata inizialmente formulata dal Consiglio degli esperti economici della
Cancelleria tedesca Angela Merkel (ma guarda un po'...) ed è successivamente stata ripresa dalla Commissione Europea che, come si è detto, ne ha affidato l'analisi ad una squadra di 11 esperti, che ha sostanzialmente fatto propria la proposta originaria tedesca.
Giusto per darvi un'idea, tra gli 11 economisti che sono stati nominati a decidere delle nostre vite dalla Commissione Europea vi erano personaggi come Belén Romana, attualmente
amministratore delegato della Sareb, la “bad bank” cui sono stati
conferiti gli asset tossici del settore immobiliare iberico, e Beatrice Weder di Mauro, proveniente dal Fmi e oggi nel board della ThyssenKrupp (capace di meschinità come questa e questa) ed in quello di Hoffman-La Roche, società farmaceutica che ha recentemente danneggiato il nostro Sistema Sanitario Nazionale per 400 milioni di euro in questo modo.
Ma entriamo più nel dettaglio di questo nuovo abominio partorito dalle feconde menti dei tecnocrati di Bruxelles, emblematicamente denominato Fondo di Redenzione Europeo o ERF. Il concetto è chiaro: ci sono dei popoli, specie del sud Europa, che sono cattivi ed immorali perchè hanno accumulato un debito pubblico troppo elevato, ed ora devono espiare le proprie colpe a suon di tagli e tasse. Ovviamente tutto questo discorso non ha senso, in quanto il debito pubblico in realtà esprime la ricchezza di una nazione ed è necessario per la sua crescita (come abbiamo visto qui). E' stata la stessa UE infatti a trasformarlo in una vera e propria minaccia in grado di giustifcare le manovre più antidemocratiche e impopolari, prima fissando il limite massimo del rapporto debito pubblico/PIL al 60% (parametro che non ha alcun senso dal punto di vista economico) e poi costringendoci ad utilizzare l'euro, che è a tutti gli effetti una moneta straniera (funziona così).
Comunque, l'ERF, come ci spiega questo articolo del Foglio, funziona così: tutti i Paesi con un rapporto debito pubblico/PIL superiore al 60% dovranno versare, all'interno di questo fondo, la parte di debito eccedente al 60%. In seguito l'intero ammontare del fondo verrà piazzato sui mercati finanziari, quasi sicuramente a tassi di interesse più bassi rispetto a quelli che l'Italia paga attualmente, ma a condizioni rigidissime. Ogni Paese che partecipa al fondo si vedrà prelevare dal proprio gettito fiscale, ogni anno ed in modo automatico per 20 anni, da parte dell'UE, una quota pari a un ventesimo di quanto versato nel fondo e, come se non bastasse, ogni Paese dovrà dare a garanzia del fondo il proprio patrimonio pubblico e le proprie riserve auree e valutarie.
Si tratta di un vero e proprio "pilota automatico", come lo ha definito il professor Rinaldi, tra i massimi esperti del settore, in questa intervista. L'Italia parteciperà all'ERF con la quota più grande, circa il 40% dell'intero fondo, avendo un eccedenza di debito pubblico oltre i 1.000 miliardi di euro. Questo vuol dire che per 20 anni, ogni anno, 50 miliardi di euro verrano prelevati automaticamente dalle nostre tasse e se non si sarà in grado di versare l'intero importo la riduzione del debito avverrà attraverso la vendita dei beni patrimoniali seguendo la logica del curatore fallimentare, unicamente orientata a soddisfare i diritti del creditore. Potremo essere privati di istruzione, sanità, pensioni, asset strategici fondamentali come ENI, Finmeccanica e ENEL, nonchè delle nostre riserve auree e valutarie senza che nessuno possa opporsi.
Si tratta di un vero e proprio "pilota automatico", come lo ha definito il professor Rinaldi, tra i massimi esperti del settore, in questa intervista. L'Italia parteciperà all'ERF con la quota più grande, circa il 40% dell'intero fondo, avendo un eccedenza di debito pubblico oltre i 1.000 miliardi di euro. Questo vuol dire che per 20 anni, ogni anno, 50 miliardi di euro verrano prelevati automaticamente dalle nostre tasse e se non si sarà in grado di versare l'intero importo la riduzione del debito avverrà attraverso la vendita dei beni patrimoniali seguendo la logica del curatore fallimentare, unicamente orientata a soddisfare i diritti del creditore. Potremo essere privati di istruzione, sanità, pensioni, asset strategici fondamentali come ENI, Finmeccanica e ENEL, nonchè delle nostre riserve auree e valutarie senza che nessuno possa opporsi.
Ma l'aspetto più inquietante di questo ERF probabilmente è un altro. Attualmente il nostro debito, anche se di fatto espresso in una moneta straniera (l'euro), è ancora sotto la giurisdizione italiana e quindi in caso di uscita dall'euro potremmo convertirlo nella nuova valuta nazionale (per esempio la Lira). Al contrario, con il Fondo di Redenzione Europeo invece il nostro debito passerebbe sotto la giurisdizione internazionale e non sarebbe più possibile convertirlo in valuta nazionale. L'Italia perderebbe ogni sovranità!
C'è da scommettere che l'iter decisionale sull'applicazione dell'ERF inizierà appena dopo le elezioni europee del 25 maggio. Per questo molti nostri politici oggi fanno finta che il Fiscal Compact e l'ERF non siano problemi prioritari per l'Italia ed evitano il dibattito, perchè ora è troppo presto per parlare di questi argomenti critici, perchè ora è tempo di guadagnare voti e riempire il Parlamento Europeo di servi del capitale. Solo poi si potrà, o meglio si dovrà, parlare dei tagli e delle tasse a cui ci obbliga Bruxelles, come sempre a giochi fatti. Allora non ci dobbiamo stupire se Matteo Renzi si dà alla fuga quando un blogger prova a porgli una domanda sull'ERF come si vede nel video qui sotto:
Come ogni altro progetto di stampo criminale perseguito dalla Commissione Europea in questi anni, anche questo diventerà realtà se non faremo nulla per impedirlo. Il sistema dell’euro, tanto antidemocratico quanto antipopolare, procede imperterrito per la sua strada e ci prospetta, con l'ERF, 20 anni di stenti, miseria e disoccupazione. Solo noi possiamo realmente ‘redimerci’, riscattarci come popolo dai partiti complici di banche e grande finanza. O ci si batte per il recupero della sovranità nazionale, inclusa quella monetaria, o sarà inutile, o ancor peggio ipocrita, lamentarsi della catastrofe sociale cui siamo diretti. Non abbiamo più scuse.
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