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sabato 10 maggio 2014

Uscire dall'euro? Il problema è solo uno


In questo post vi avevamo raccontato dell'eurodeputata tedesca Ska Keller, che nell'ultima puntata di Ballarò non si è fatta alcun problema ad ammettere che effettivamente l'euro dà immensi benefici all'economia tedesca e che un'eventuale uscita dell'Italia dalla moneta unica causerebbe una drastica riduzione delle esportazioni tedesche, in favore di quelle italiane. Insomma, uscire dall'euro sembra ormai la mossa più scontata che l'Italia possa fare, come tra l'altro sostengono numerosi premi Nobel e docenti universitari italiani e stranieri. In questo articolo vedremo proprio quali sono i principali vantaggi di cui beneficeremmo in seguito a tale decisione, confutando tutti quegli scenari apocalittici che ci vengono quotidianamente propinati dalla nostra cara stampa di regime. 

Innanzi tutto bisogna considerare che l'euro è lo strumento per mezzo del quale l'Unione Europea può imporci di attuare le sue politiche di austerity, che consistono in sempre più tasse e sempre meno spesa pubblica. Le conseguenze di queste politiche le viviamo sulla nostra pelle, la loro dannosità è già stata ampiamente dimostrata (per esempio da questo studio) ed è ormai sostenuta da qualsiasi economista onesto (noi ne parlammo in questo post che vi invitiamo a rileggere), quindi evitiamo di tornare sull'argomento in questa occasione. Il punto fondamentale da tener presente però è che solo uscendo dall'euro avremmo la possibilità di stabilire autonomamente le politiche economiche, monetarie e fiscali del nostro Paese in modo da direzionarle verso il soddisfacimento dell'interesse pubblico di tutti i cittadini. Finché non riacquisteremo la nostra sovranità saremo invece costretti ad attuare quelle politiche manifestatamente a favore della finanza e contro i più elementari diritti umani e sociali dell'uomo.

L'argomento appena richiamato dovrebbe essere di per sé già abbondantemente sufficiente a risvegliare lo spirito critico, o perlomeno l'istinto di sopravvivenza, dei più. Tuttavia, il torpore mediatico al quale siamo incessantemente sottoposti esercita sulle nostre coscienze un potere che non finirà mai di stupirci (sull'argomento è fondamentale la lettura di questo articolo), quindi andiamo a vedere quali sono gli altri benefici concreti che otterremmo dall'uscita dall'euro.

Dovete sapere che l'euro è a tutti gli effetti una moneta estera e quindi essa non è affatto commisurata alle dimensioni e allo stato dell'economia italiana. Proprio per questo, il primo e più immediato vantaggio che si otterrebbe dal ritorno ad una valuta nazionale (d'ora in poi supporremo si chiami Lira) è che questa si adeguerebbe automaticamente, per mezzo del meccanismo della domanda e dell'offerta, alla nostra economia. A questo punto gli economisti da talk show diranno: "Ah, ma è scorretto, son buoni tutti a svalutare!". Beh, a questi vorremmo far notare che svalutazione e rivalutazione sono due facce della stessa medaglia, e la svalutazione della Lira non sarebbe affatto arbitraria come vorrebbero farci credere, bensì sarebbe causata dai naturali andamenti di quello stesso libero mercato che normalmente difendono a spada tratta. L'unico meccanismo arbitrario in realtà è proprio quello dei cambi fissi, che ci è stato forzosamente imposto tramite l'euro e che impedisce alle singole monete di adeguarsi all'economia che di volta in volta si trovano a rappresentare. 

Chiarito questo importante punto, andiamo a vedere come questa svalutazione della Lira potrà concretamente darci dei vantaggi. In primo luogo una Lira svalutata del 20% rispetto all'euro determinerebbe una corrispondente riduzione del 20% del nostro debito pubblico, dato che potremmo ridenominarlo nella nuova valuta. Va da sè che ciò porterebbe poi ad una riduzione della spesa per interessi, anche e soprattutto grazie al fatto che non dovremmo più andare a bussare ai mercati con il cappello in mano, ma avremmo una nostra banca centrale che si comporterebbe da prestatrice di ultima istanza. Tutti questi soldi risparmiati potranno finalmente essere investiti in qualcosa di produttivo e di utile per la collettività. Va poi aggiunto che dalla svalutazione non deriverebbe alcuno svantaggio per gli italiani che detengono titoli del debito pubblico, al contrario di quanto si sente dire nei salotti televisivi. Il potere d'acquisto di quei titoli infatti resterà del tutto inalterato. Gli unici che ci rimetterebbero qualcosa sarebbero le banche tedesche e francesi in possesso di titoli di Stato italiani, ma ce ne faremmo una ragione. Anzi, considerando i danni che quelle stesse banche hanno causato al nostro tessuto sociale e imprenditoriale, un taglio di solo il 20% del debito sarebbe fin troppo generoso nei loro confronti. 

In secondo luogo una Lira svalutata del 20% renderebbe molto più competitive le nostre esportazioni. Dall'oggi al domani infatti i nostri prodotti verrebbero a costare il 20% in meno ed è facilmente intuibile come questo determinerebbe un fortissimo aumento delle vendite. Tra l'altro l'aumento delle esportazioni non sarebbe dovuto esclusivamente alla svalutazione della Lira, ma anche al fatto che uno Stato dotato di sovranità economica e politica può investire nell'innovazione e nello sviluppo, determinando un miglioramento anche della produttività e della qualità dei prodotti. E' evidente quindi come il combinato di questi due fattori darebbe vita ad un vero e proprio boom delle esportazioni, che comporterebbe a sua volta la nascita di moltissimi posti di lavoro.

Lo stesso discorso può essere ripetuto pari pari anche per quanto riguarda il turismo. Dall'oggi al domani un soggiorno in Italia per uno straniero verrebbe a costare il 20% in meno, e considerando anche l'immenso patrimonio artistico, storico e culturale di cui siamo dotati ciò porterebbe automaticamente ad un boom del turismo nel nostro Paese. Anche qui vale poi il discorso sulla sovranità economica e politica, in quanto fuori dall'euro lo Stato potrebbe investire sui servizi turistici e sulla conservazione del nostro patrimonio, restituendogli finalmente la dignità che merita. Tutto ciò, ancora una volta, determinerebbe anche la nascita di moltissimi nuovi posti di lavoro. 

Riguardo agli argomenti appena presentati, il terrorismo mediatico di solito minaccia che sì le esportazioni aumenteranno, ma che allo stesso tempo sarà più costoso per noi importare dall'estero i prodotti che ci servono. A tal proposito iniziamo subito con il dire che favolette tipo "il prezzo della benzina si moltiplicherà di 7 volte!" sono, per l'appunto, favolette. In  questo post del professor Bagnai, docente di politica economica presso l'Università D'Annunzio di Pescara, si spiega infatti come ad una svalutazione del 20% della Lira corrisponderebbe un aumento del prezzo della benzina alla pompa del 6%. Nulla se paragonato all'aumento del 20% che è avvenuto tra gennaio 2011 e dicembre 2012 sotto la "protezione" dell'euro. Per il resto, gli altri prodotti importati dall'estero effettivamente potrebbero venirci a costare circa il 20% in più, ma questo oltre a non essere un fatto necessariamente dannoso, non è nemmeno necessariamente vero. E' capitato ben più di una volta infatti che importanti imprese pur di non perdere un mercato ampio come quello italiano abbiano deciso di abbassare i prezzi pur di continuare a venderci i loro prodotti. Inoltre, se i prodotti importati venissero a costare più di quelli italiani, probabilmente preferiremmo andare a visitare Roma piuttosto che Berlino e comprare latte italiano piuttosto che tedesco. Ne guadagneremmo in salute, in qualità e, ancora una volta, in nuovi posti di lavoro. 

Infine, per quanto riguarda l'energia, effettivamente quella siamo obbligati a comprarla all'estero e ci verrebbe a costare un 20% in più, ma ciò non determinerebbe assolutamente l'iperinflazione di cui sicuramente avete sentito parlare spesso con esempi particolarmente coloriti (c'è addirittura chi sostiene che dovremmo andare a far la spesa con la carriola, poveri noi). L'aumento del costo dell'energia infatti, considerato il boom delle esportazioni e che non saremmo più obbligati all'austerity, potrebbe essere tranquillamente compensato da una corrispondente diminuzione dell'accise e dell'IVA in bolletta (misure che sarebbero in ogni caso obbligate nel Paese con la più alta pressione fiscale al mondo). Quindi l'aumento del costo dell'energia che importiamo sarebbe assorbito dallo Stato, senza gravare sulle bollette di cittadini e imprese italiane. Anche in questo caso inoltre vanno considerati i vantaggi di medio periodo associati al riottenimento della sovranità politica ed economica. Fuori dall'euro infatti potremmo finalmente dare il via ad una manovra di riconversione energetica che punti realmente sulle rinnovabili e che ci conduca verso l'indipendenza energetica, caratteristica essenziale per qualsiasi Paese sovrano. A tale riconversione ovviamente andrebbe poi affiancato un effettivo finanziamento della ricerca, ed è evidente quindi come anche in questo caso i nuovi posti di lavoro sarebbero tantissimi.  

Insomma, a conti fatti dall'uscita dall'euro abbiamo tutto da guadagnare e nulla da perdere. Da una parte, restando nell'euro, ci aspetta uno scenario fatto di sempre più tasse e tagli e di sempre meno lavoro e diritti (a questo proposito vi consigliamo di leggere questo articolo sul Job Act di Renzi). Dall'altra parte, con la nuova Lira, potremmo finalmente riappropriarci del diritto di avere uno Stato che faccia lo Stato, ovvero di uno Stato che tuteli prima di tutto gli interessi e il benessere dei propri cittadini.

Anzi, in effetti per tutti coloro che preferiscono disinteressarsi alla politica e delegare ogni scelta, un problema forse ci sarebbe in caso di uscita dall'euro: purtroppo per loro a quel punto la responsabilità di decidere come cambiare questo Paese sarà solo nostra, di ognuno di noi, e non potremo più limitarci alle lamentele e al vittimismo. La sovranità infatti, per quanto fondamentale, è solo uno strumento. Se non la esercitiamo noi come popolo, come cittadini, allora continuerà a farlo qualcun'altro, ma non aspettiamoci che lo farà nei nostri interessi. 

La sovranità lasciata alla politica ha creato corruzione, clientelismo, collusioni mafiose e quant'altro. La sovranità lasciata alle banche ha creato l'euro, il Fiscal Compact, il MES, l'austerity e quant'altro. Ecco perchè fuori dall'euro sarà necessario che ognuno di noi si informi e partecipi attivamente alla politica, controllando i propri rappresentanti nelle istituzioni e formandosi uno spirito critico che gli permetta di avere una propria opinione sui temi principali.

In fondo, se ci riflettete, poter finalmente decidere consapevolmente del proprio Paese e della propria vita è quanto di più stimolante e appagante potrebbe capitarci, oltre ad essere l'unica alternativa alla dittatura. 

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