Approfittiamo della recente polemica tra le prime due cariche dello Stato, Matteo Renzi e Pietro Grasso, per parlare di abolizione del Senato.
La nostra posizione in proposito è assolutamente contraria, e questo per almeno due ragioni.
Innanzitutto è chiaro che abolire il Senato vorrebbe dire mettere seriamente a rischio qualsiasi speranza di vivere ancora in un Paese democratico. Amputare il Parlamento di uno dei suoi rami infatti ridurrebbe drasticamente il controllo democratico sugli atti del governo e renderebbe impossibile la nascita di un dibattito pubblico su questioni controverse e di particolare importanza. Non dimentichiamo che è proprio grazie al bicameralismo perfetto se ci siamo salvati più di una volta da leggi incostituzionali e dal sapore vagamente autoritario.
L'abolizione del Senato quindi si inquadra perfettamente nella tendenza degli ultimi anni a svuotare sempre più di significato e poteri il Parlamento, che in una democrazia parlamentare come quella italiana dovrebbe essere l'organo che rappresenta la volontà popolare. Ormai in Parlamento si vota in questo modo e non si fanno nemmeno più le leggi, dato che da Monti in poi il governo si è incostituzionalmente appropriato del potere legislativo, sfornando decreti legge su decreti legge (come ci racconta questo articolo). E come se non bastasse, per chiarire ulteriormente che la democrazia è un concetto ormai anacronistico, prima ci è stato impedito di andare alle elezioni in seguito alle dimissioni di Letta e poi, con l'Italicum, ci siamo visti negare per il futuro anche il voto di preferenza, e quindi la possibilità di scegliere il nostro candidato all'interno delle varie liste elettorali.
Allora se Renzi riuscirà effettivamente ad abolire anche il Senato (che sopravviveva dai tempi dell'antica Roma) quale sarà il tasso di democrazia in Italia? Considerata la situazione attuale, descritta poc'anzi, una riforma volta a ridurre il controllo democratico del Parlamento sull'operato del governo è l'ultima cosa di cui avremmo bisogno.
La seconda ragione per cui siamo contrari all'abolizione del Senato è che, molto più semplicemente, essa è inutile. Da un punto di vista economico, il risparmio, se anche vi fosse, sarebbe irrisorio. E se invece l'obiettivo di Renzi è quello, come dice, di ridare credibilità alla politica imponendo sacrifici anche ai politici, allora la scelta di abolire il Senato non è certo la migliore. La casta politica infatti, sebbene numericamente ridotta, continuerà ad esistere, con i soliti stipendi faraonici e privilegi di cui ha sempre goduto. L'unico segnale di cambiamento possibile, e che non intaccherebbe la democrazia del nostro Paese, sarebbe quello di tagliare gli stipendi, i rimborsi e abolire i privilegi di tutti i politici. Solo così si potrebbe sperare di redimere una casta di cui ormai non possiamo sentire neppure l'odore.
E anche la tesi secondo la quale il Senato ingolferebbe la macchina statale è del tutto infondata. La verità è che quando c'è la volontà politica di fare una legge, questa viene fatta in pochissimi giorni. Quando la volontà politica invece è assente, ovviamente la legge non viene approvata. Ma in questo non c'è nulla di male, anzi, il Parlamento serve proprio a questo: a discutere su quale sia la legge migliore e approvarla, bocciando le alternative. Che poi ultimamente siano passate delle vere e proprie porcate è innegabile, ma questo accade proprio per via di una mancanza di democrazia e non per un suo eccesso. Se pensiamo che nonostante il bicameralismo perfetto sono passati decreti come il famoso Imu-Bankitalia, ci si accappona la pelle al solo pensiero di quello che potrebbero agevolmente imporci dopo l'abolizione del Senato.
Abolire il bicameralismo non darà alcun beneficio al popolo italiano, che a quanto pare di capire dalle priorità che si è posto il governo Renzi può tranquillamente continuare a sprofondare nella miseria e nella disperazione più profonda. Eh già, perchè il buon Renzi non ha posto la questione di fiducia su misure volte a ristabilire un minimo di giustizia e solidarietà sociale in questo Paese, ma l'ha posta sull'abolizione del Senato.
Andando oltre tutti i bei discorsi e gli slogan vuoti, quindi, sembra evidente che dare il colpo di grazia ad una democrazia ormai morente è l'unico obiettivo che persegue il nostro governo di nominati, in modo che i diktat europei possano essere finalmente recepiti con meno discussioni e, soprattutto, con un importante ostacolo in meno: il Senato.
Ancora una volta, mentre i cittadini sono disperati, la Merkel e i mercati finanziari possono dormire sogni sereni.