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venerdì 9 maggio 2014

CLAMOROSO: un'eurodeputata tedesca ammette l'euro-trappola e la Rai censura!

Ascoltate attentamente questo breve spezzone di intervista all'eurodeputata tedesca dei Verdi Ska Keller, tratto dall'ultima puntata di Ballarò:


Ora ascoltate invece lo stesso video caricato dal canale youtube della Rai:


Ci rendiamo conto? In meno di un minuto di video abbiamo assistito a ben due fatti gravissimi. Da un lato abbiamo la dichiarazione della Keller, che addirittura ambisce alla guida della Commissione UE, che ammette candidamente che la Germania, senza la moneta unica, perderebbe moltissimi posti di lavoro nel settore delle esportazioni perchè nessuno mai comprerebbe più i carissimi prodotti tedeschi, come riporta anche questo articolo di Libero. E' proprio questo il motivo per cui la Germania sta cercando in tutti i modi di impedirci di uscire dall'euro, per esempio con l'istituzione del Fondo di Redenzione europeo (di cui abbiamo parlato qui), per proteggere l'industria tedesca ai danni di quella, ormai devastata, italiana. Dall'altro lato poi abbiamo la Rai, rete televisiva pubblica a cui paghiamo un canone per essere debitamente informati, che dimostra di essere tutt'altro che indipendente e neutrale, andando addirittura a censurare, a pochi giorni dalle europee, una dichiarazione di tale gravità. Ma se dalla Germania ce lo si poteva aspettare, perchè la Rai dovrebbe mentire così spudoratamente agli italiani su un tema tanto delicato e nevralgico? Ricordiamo, per la cronaca, che l'unico partito influente pro moneta unica rimane il PD, che tra l'altro è lo stesso partito che ci fece entrare in questa trappola con il Governo Prodi. Lasciamo a voi le considerazioni su questo.

Ma andiamo adesso a spiegare brevemente perchè effettivamente la Germania trae enormi vantaggi dall'euro, anche a nostre spese. Come  avevamo approfondito in questo articolo, l'euro ha influito in modo tragico sulla competitività delle aziende italiane, perchè il cambio fisso impedisce all'automatico meccanismo riequilibratore della svalutazione del cambio (che non è arbitraria, ma determinata dal mercato) di compensare cali nelle esportazioni grazie a un deprezzamento della valuta. Non bisogna poi dimenticare che l'euro è una moneta più forte della nostra vecchia lira, ma più debole del vecchio marco, quindi costituisce per la nostra economia una rivalutazione, e per l'economia tedesca una svalutazione, entrambe costanti data la fissità del cambio. Ciò ha comportato un aumento di competitività dei beni tedeschi, che prima dell'euro erano spesso troppo cari per le nostre tasche. Un cambio fisso molto favorevole alla Germania le ha permesso quindi di incrementare enormemente le esportazioni, soprattutto verso gli altri Paesi dell'Unione Europea, grazie al mercato unico. 

Il mercato unico è il mercato interno dell'Unione Europea istituito nel 1993. Spesso ci è stato presentato quasi esclusivamente in una delle sue quattro dimensioni, cioè la libera circolazione delle persone all'interno dell' Unione Europea. Bisogna però sapere che nei corsi di Diritto dell'Unione europea, questa dimensione viene presentata come quella marginale rispetto alle altre tre: libera circolazione delle merci, dei servizi e dei capitali. In particolare, la libera circolazione delle merci è il punto cardine e caratteristico del mercato unico europeo, che non consente agli Stati alcun tipo di limitazione, dazio o barriera doganale nei confronti di prodotti provenienti da uno qualsiasi degli altri Stati membri. 

L'incredibile competitività acquisita dai prodotti tedeschi con l'euro, insieme al mercato unico che permette alla Germania di inondarci letteralmente e senza limitazioni con i suoi prodotti, sta distruggendo il nostro tessuto manifatturiero e la nostra domanda interna. Siamo spesso abituati a pensare che i prodotti tedeschi siano più di qualità dei nostri, e spesso è veramente così, almeno in ambito automobilistico, meccanico ed elettronico. Il problema è che prima dell'euro i nostri prodotti, seppur qualitativamente inferiori, costavano meno rispetto a quelli tedeschi, quindi c'era un gran numero di persone che li comprava. Con l'euro invece, a parità di prezzo, comprensibilmente il consumatore sceglie il prodotto più di qualità. Ciò causa un crollo della nostra domanda interna a favore delle importazioni, che a sua volta comporta la chiusura di aziende italiane, la conseguente perdita del lavoro dei dipendenti e quindi un ulteriore calo della domanda interna, in un circolo vizioso senza fine.

Teniamo presente poi che a causa dei rigidi vincoli europei non è possibile per l'Italia investire in innovazione e tecnologia, perchè non è possibile per lo Stato investire in generale. Questo perchè deve tendere al pareggio di bilancio, oltre che, dal prossimo anno, ridurre il debito di 50 miliardi di euro all'anno. Tra l'altro non è dato sapere come e dove potremo trovare questi soldi, dal momento che la pressione fiscale è già alle stelle, e anche in quanto a tagli la situazione non è delle più rosee (per approfondire sul tema del Fiscal Compact, puoi trovare qui e qui articoli in cui ne abbiamo parlato). Al contrario la Germania, che continua ad accumulare surplus commerciali proprio per i motivi legati al cambio fisso di cui abbiamo già parlato, può permettersi di investire in ricerca e sviluppo per cifre ben oltre la media europea (2,6% del PIL contro l'1,9% della media europea) e quindi incrementare ulteriormente lo squilibrio tra forze produttive.

L'unico modo per cercare di riacquisire un briciolo di competitività in questo sistema rimane quindi agire sul costo del lavoro per le imprese, abbassando il più possibile i salari e riducendo al minimo i diritti dei lavoratori. Va chiaramente in questa direzione il Decreto Poletti di Renzi, che porta ad una legittimazione del precariato senza precedenti nel nostro Paese. Abbiamo evidenziato in questo articolo le tragiche conseguenze a cui andiamo incontro con questi provvedimenti, verso una lotta tra poveri che ci spingerà ad accettare qualsiasi lavoro a qualsiasi retribuzione, indipendentemente da interessi e predisposizione personale, con un orizzonte temporale limitato al massimo a tre anni, al termine dei quali ricomincerà la guerra con l'esercito di disoccupati, tutti disposti ad accettare qualsiasi lavoro pur di sopravvivere. Siamo con l'acqua alla gola, e la disoccupazione non calerà affatto legittimando il precariato a vita.

Ormai rischiamo di essere ripetitivi, ma è evidente che in questo sistema non potremo mai più risollevarci. Rimanere in Europa ha senso solo se questa deciderà di ristabilire i valori di una comunità, in cui i popoli si aiutano tra loro, non si fanno la guerra. Se non è combattuta con bombe e pallottole, ma a colpi di spread, vincoli e sanzioni è pur sempre una guerra, e dobbiamo renderci conto che troppe persone già ne hanno fatto le spese. E andrà sempre peggio se non pretendiamo che questa Europa, che ha deciso un'Unione monetaria insensata quando ancora non è nemmeno lontanamente un'Europa politica di comunione tra i popoli, cambi, e in fretta. Perchè altrimenti l'unica soluzione, peraltro auspicabile, è certamente riacquistare la nostra sovranità nazionale uscendo dall'euro. Non dobbiamo dimenticare che l'Italia, pur martoriata sia da una classe politica di disonesti che da un'Europa portatrice di rigore e morte, è sempre l'Italia, il terzo finanziatore dell'Unione Europea, la nona potenza mondiale. Abbiamo eccome voce in capitolo. Il 25 maggio facciamoci sentire.


11 commenti:

  1. Curioso, la Germania nazista perseguitò il popolo Ebreo auspicandone lo sterminio totale, oggi proprio i Tedeschi si comportano con gli altri popoli della Comunità Europea esattamente come il vecchio luogo comune vedeva gli Ebrei(chiedo scusa a questo popolo non me ne vogliano) usurai e crumiri.

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  2. Tutto giusto ciò che tu dici, tranne un piccolo particolare di non poco conto:riguarda a quello che tu hai detto sui prodotti tedeschi che sono di qualità migliore dei nostri e che quindi a parità di costo vengono meglio venduti,ma non ti è saltato in mente che noi potremmo lavorare con la stessa negligenza dei tedeschi e non fare i menefreghisti come tante volte avviene nelle nostre aziende.Quindi il problema non è che i tedeschi sono troppo bravi ,ma che noi Italiani ci dovremmo mettere al pari di loro

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  3. in un mondo dominato da aziende che sono costrette ad adottare in europa gli standard ISO la qualità dei prodotti è diventata molto omogenea, quindi nell'articolo quella parte è molto discutibile!il problema serio è la pressione fiscale, non è normale che a parità di qualità e costo a livello unitario nei processi produttivi le aziende italiane siano costrette a vendere a un prezzo di molto superiore perché taglieggiate da una tassazione superiore al 60%. La verità è che in Italia le aziende lavorano fino a luglio/agosto solo per pagare le tasse...a ottobre/novembre se sono fortunate coprono i costi del capitale e degli input...
    Apriamo gli occhi, il problema non è solo l'Europa o la Germania è in tutto il sistema politico i cui costi ormai sono diventati insostenibili, non parlo degli stipendi e vitalizi che già sono esagerati ma dei costi dell'inettitudine di una classe politica che è corrotta in Italia dalla mafia e in Europa dalle lobby con sede a Bruxelles

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