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mercoledì 5 marzo 2014

L'Italia con l'euro: un Paese del terzo mondo

Nel 2011 il premio Nobel per l'economia Paul Krugman ha dichiarato che l'Italia, entrando nell'euro, si è trasformata da potenza economica e industriale a Paese del terzo mondo. In questo articolo cercheremo di capire il come e il perchè di questa affermazione.

Innanzitutto andiamo a vedere com'è la situazione, per l'appunto, nei Paesi del terzo mondo. I prestiti che questi hanno contratto dall'inizio degli anni '70 con i Paesi ricchi sono espressi in valuta estera, in genere in dollari, e ciò ha comportato grossi problemi, soprattutto in seguito alla crisi del petrolio del 1978 e alla pesante rivalutazione del dollaro sui mercati finanziari mondiali avvenuta nel 1980. In seguito a questi due eventi, infatti, i tassi di interesse sono schizzati alle stelle e il debito, che come si è detto era denominato in dollari, è divenuto improvvisamente enorme. A sua volta la palese insostenibilità del debito ha causato poi negli investitori una diffusa sfiducia verso i Paesi indebitati, e ciò si è inevitabilmente riflesso in ulteriori aumenti dei tassi di interesse e continue svalutazioni della moneta locale. Il risultato di tutto questo è che nel 1998 per ogni dollaro ricevuto in prestito, i Paesi poveri ne dovevano ripagare 13. A questo punto però i Paesi ricchi, tramite il Fondo Monetario Internazionale, hanno suggerito una soluzione "indolore" ai debitori: concedere nuove scadenze e nuovi prestiti, chiedendo in cambio "solamente" di mettere in pratica determinate politiche, le cosiddette politiche di aggiustamento strutturale. In pratica si è imposto di distruggere lo stato sociale, di abbassare i salari, di svendere le aziende migliori alle multinazionali, insomma di rendere il Paese appetibile per il capitale occidentale. Il debito al contrario non è certamente scomparso e non scomparirà mai, anzi continua ad aumentare.

Ecco,  con l'euro l'Italia è diventata ufficialmente un Paese del terzo mondo, in quanto il suo debito è valutato in una moneta estera (l'euro). Non abbiamo più alcun potere sul debito, così come non ce l'avevano quei Paesi poveri che cominciarono ad indebitarsi in dollari. Ci siamo ridotti a dover prendere in prestito la moneta di qualcun’altro, con tutte le perdite di flessibilità che tale operazione comporta. In particolare, siccome i Paesi dell’area euro non possono stampare moneta neanche in casi di emergenza, siamo obbligati a finanziarci andando a bussare ai mercati e siamo quindi soggetti a interruzioni di finanziamenti, a differenza dei Paesi che invece hanno mantenuto la propria moneta. Inoltre la perdita di sovranità monetaria ha determinato un elevato rischio di default che ha reso i tassi di interesse sul nostro debito ancora più alti, aggravando ulteriormente la situazione. E ora che siamo sull'orlo del baratro indovinate un po'? Anche noi, come i Paesi africani, potremo godere di tassi agevolati e nuovi finanziamenti, ma solo a patto di portare a termine le indispensabili riforme strutturali, i famosi "compiti a casa".

Giusto per dare un'idea di dove vogliono portarci con queste riforme: la cifra che il Nicaragua stanzia per la sanita' e' un quarto di quella che spende per ripagare il debito; il Mali rimborsa agli investitori piu' della propria spesa sanitaria e un bambino su quattro muore prima dei cinque anni; nello Zambia la somma pagata per il debito supera la spesa per sanità e istruzione, e si potrebbe continuare a lungo.

Ma ormai questi numeri non sono fantascienza nemmeno per noi. Pensate che negli ultimi 30 anni, ovvero dal divorzio tra Stato e Bankitalia (l'inizio della fine per noi), abbiamo sborsato 3100 miliardi di euro di interessi (il 198% del nostro PIL) ed il rapporto debito pubblico/PIL nel frattempo è più che raddoppiato (dal 60% al 130%). Ma la cosa più "divertente" è che dal 1993 al 2012 abbiamo accumulato un Saldo primario (entrate - spese, al netto degli interessi) positivo di ben 740 miliardi di euro (qui ci sono tutti i dati). In pratica, nonostante tutte le riduzioni di spesa pubblica che abbiamo dovuto sopportare negli ultimi 20 anni e tutti i sacrifici che ne sono derivati, e nonostante ciò abbia permesso di accumulare un surplus di 740 miliardi di euro, il debito non solo non si è ridotto, ma è addirittura più che raddoppiato per via degli interessi. Capito? Ci dicono che bisogna tagliare ogni spesa, fatta eccezione per quella per interessi ovviamente. E' per questo che ormai le nostre tasse finanziano sempre più il debito ed il pagamento degli interessi, e sempre meno servizi reali e tangibili di cui necessitiamo e da cui dipendono le nostre vite.

Il debito pubblico serve proprio a questo, a piegare e dominare le nazioni. Se con il divorzio tra Stato e Bankitalia si era creato il "fantasma" debito pubblico, con i vincoli stabiliti dal trattato di Maastricht esso è divenuto un problema reale e concreto (come abbiamo spiegato in questo articolo) e con l'euro è stato svincolato da ogni controllo da parte dello Stato. Ora infatti siamo completamente in balia dello spread, in quanto non c'è più una Banca Centrale che funge da prestatrice di ultima istanza e i tassi di interesse sono stabiliti unicamente dai mercati finanziari. Ma il bello arriva solo ora, perchè con la scusa di un debito pubblico ormai enorme e tassi di interesse usurai ci stanno costringendo a svendere il patrimonio pubblico, a privatizzare servizi fondamentali come la sanità e ad accettare un suicidio collettivo chiamato Fiscal Compact (se ancora non sai che cos'è corri a leggere questo post). E se pensiamo che tutto ciò servirà a migliorare le nostre condizioni, allora non abbiamo capito ancora niente di come gira il mondo.

Ci resta solo una scelta: recuperare le sovranità monetaria ed economica. Il resto sono chiacchiere che servono a riempire la pancia ai banchieri.

2 commenti:

  1. a buon intenditore poche parole

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  2. Bancarozzoli ottimo combustibile per produrre energia a basso costo.

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