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domenica 6 aprile 2014

L'Italia a un bivio: prima di decidere, spegni la tv!



La democrazia rappresentativa ha fallito, è sotto gli occhi di tutti. I rappresentanti sono lontani dai rappresentati sia logisticamente, rinchiusi nei palazzi del potere, che anche e soprattutto mentalmente, attenti come sono a mantenere calda la propria poltrona e a preoccuparsi solo saltuariamente, a mo' di hobby, di questioni care al popolo.

Com'è potuto succedere? Ci sono categorie di persone buone e categorie di persone cattive, pronte a sfruttare e particolarmente inclini a comportamenti opportunistici? Sappiamo benissimo che non è questo il punto, perchè molti di noi hanno sicuramente pensato che, al posto dei cosiddetti onorevoli, quasi sicuramente avrebbero approfittato allo stesso modo di privilegi e benefici, beandosi di uno stile di vita che, dal lato opposto delle barricate, criticano invece strenuamente, sempre in virtù della famosa logica del "mal comune, mezzo gaudio". Se io soffro, tu non puoi stare bene, anche se io al posto tuo farei esattamente lo stesso. Potremmo chiamarla la legge dell'invidia, o la legge della pancia, o in mille altri modi, ma il concetto crediamo sia chiaro.

E allora come fare, qual è il punto? Il punto è che, delegando tutti i poteri decisionali e le scelte da attuare ai rappresentanti, noi rappresentati di fatto ci siamo rilassati, bellamente spaparanzati sul divano a guardare la partita, o il gossip morboso della D'Urso, a seconda. In ben pochi hanno avuto voglia, nel corso degli ultimi decenni, di informarsi autonomamente, di crearsi una propria opinione e soprattutto di avere il coraggio di metterla costantemente in discussione, con spirito critico e ragionevolezza. E' stato molto più semplice affidarsi anima e corpo alla cara vecchia scatoletta, sempre accesa in salotto, in camera da letto, in studio. Lo sforzo richiesto, praticamente nullo: un click sul tasto di accensione. L'unico requisito? Avere tanta, ma tanta fiducia nella scatoletta, nei fiumi di parole e immagini accuratamente e amorevolmente selezionate per noi, che hanno inondato le nostre case e le nostre coscienze, addormentando progressivamente e inesorabilmente il nostro spirito critico.

In questo modo, le distanze già difficilmente colmabili tra rappresentanti e rappresentati sono divenute incolmabili, proprio perchè i rappresentati sono i primi a disinteressarsi del loro stesso futuro. Un rappresentante, in un sistema marcio come questo, fatto di lobby e di tangenti, se vuole uscire dal coro e provare a fare qualcosa per i suoi concittadini, finisce per essere screditato e deriso proprio da loro, che, pigri e disinteressati, bevono indistintamente tutto ciò che la magica scatoletta decide di propinargli, credendola forse un oracolo, la sorgente della verità e l'illuminante soluzione a tutti i loro problemi. Peccato che la scatoletta in questione non sia certo mossa dalla preoccupazione nel bene e nelle buone scelte dei cittadini, come una buona mamma che cerca di indicare loro la retta via. La scatoletta è portavoce degli stessi interessi economici che decidono le sorti del mondo, figurarsi dei governi. E' un potere che va oltre ogni immaginazione, perchè tiene in scacco l'opinione pubblica e la direziona a piacimento.

Un esempio fra i tanti: chiedetevi come e come mai siano riusciti a instillare in ognuno di noi la convinzione che l'adesione all'euro fosse il massimo atto di civiltà possibile, degno di festeggiamenti e celebrazioni, nonostante ci fossero già moltissime, nonchè illustrissime, voci fuori dal coro che prevedevano il terribile fallimento che ne sarebbe derivato. Nobel ed economisti che, chiaramente, non hanno ricevuto alcun credito, ma nemmeno la benchè minima menzione, sulla scatoletta festante.

Ma oggi, grazie ad internet, se utilizzato in maniera intelligente, abbiamo la possibilità di uscire dalla sottomessa pigrizia in cui abbiamo riposato nel corso degli ultimi decenni, in cui il massimo della protesta è consistito nell'astensione dal voto, per repulsione e disillusione. Oggi invece finalmente possiamo approfondire autonomamente le notizie, possiamo investigarne le cause, possiamo capire se chi ci governa dice di aver fatto determinate cose, ma in realtà ci sta solo prendendo in giro, confidando che, come in passato, ci fermeremo al suono dei titoli dei notiziari e dei giornali. Oggi possiamo riacquistare davvero il potere di controllare l'operato dei nostri rappresentanti, fino a diventare rappresentanti di noi stessi, con il potere di proporre, di decidere e con la consapevolezza di essere noi i padroni del nostro Stato, noi i fondatori, noi i pilastri, noi la sua ragione di esistere.

La democrazia rappresentativa ha fallito, e ora siamo di fronte a un bivio. Da una parte possiamo affidarci a chi, in nome della governabilità, considera la democrazia come un ostacolo, e vuole imprimere una svolta autoritaria al Paese grazie in primis, a una legge elettorale più incostituzionale della precedente (ne abbiamo parlato qui), che non permetterà a noi cittadini nemmeno di scegliere i nostri rappresentanti, ma anche grazie all'abolizione del Senato elettivo (su cui abbiamo scritto questo articolo), per snellire il processo legislativo e evitare troppi impacci ai diktat europei e alle imposizioni della lobby di turno. 

Dall'altra parte, possiamo scegliere di essere cittadini attivi e pretendere più democrazia, non meno. Possiamo far sentire la nostra voce di cittadini informati nel merito dei fatti e dei provvedimenti da attuare, responsabilmente possiamo contribuire alla costruzione del nostro futuro.

La scelta forse non è così semplice come sembra, perchè richiede anche un impegno che come cittadini dobbiamo essere pronti ad assumerci. Se non abbiamo voglia di porci domande e dubbi, di informarci, di dire la nostra, di metterci in gioco, di sforzarci attivamente per cambiare le cose, allora possiamo tranquillamente decidere di rimanere spaparanzati sul divano a vedere la partita o la D'Urso, a seconda.

L'unica cosa che ci sentiamo di chiedere a tutti coloro che decideranno, per mancanza di tempo e di voglia, di optare per una ulteriore deresponsabilizzazione di noi cittadini, è di non lamentarsi se le cose continueranno ad andare male, perchè sarà anche e soprattutto colpa loro.

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