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lunedì 21 aprile 2014

Orwell aveva previsto tutto: siamo in "1984"

Ogni anno parole ormai ritenute desuete vengono eliminate dai dizionari di lingua italiana, per lasciare il posto a nuove parole, che quest'anno, ad esempio, sono state 1500. Tra le escluse di quest'anno citiamo "pecorismo: servilismo o conformismo ottuso". Non sembrerebbe anche a voi particolarmente attuale? Ma andiamo avanti. Negli ultimi anni le nuove entrate spesso sono termini che derivano direttamente dalla lingua inglese, come nel caso di blitz, brochure, club, leader, marketing, relax, sexy, spam, stage.... E chi più ne ha più ne metta. 

La lingua italiana è in continua evoluzione, insomma. Ma siamo davvero sicuri di conoscere il significato dei termini che utilizziamo? La funzione della parola è quella di veicolare un pensiero. Chi ha letto 1984 ricorderà di certo i problemi che possono essere legati a questa funzione fondamentale. Infatti, se non esiste una parola per esprimere un determinato pensiero, come si potrà trasmettere quell'idea anche ad altri? Ma soprattutto: se molte parole attualmente rivestono correntemente un significato che è lontanissimo da quello che avevano originariamente, quale parola potrà a quel punto esprimere il significato originario? Il problema è che evidentemente se non esiste una parola in grado di esprimere un determinato concetto, quella particolare idea, quel particolare pensiero, verranno spazzati via dalla nostra mente e dall'immaginario collettivo.


George Orwell nel suo capolavoro "1984" era riuscito a chiarire perfettamente questa concezione attraverso la cosiddetta neolingua, una nuova lingua sviluppata dal regime totalitaristico del suo romanzo, che si basava su quella originaria, ma tendeva verso una sua sempre più forte semplificazione, con l'eliminazione di innumerevoli termini e l'aggregazione tra loro di altri. Una volta che la neolingua fosse stata radicata nella popolazione e la vecchia lingua (archelingua) completamente dimenticata, ogni pensiero contrario ai principi del partito unico sarebbe divenuto letteralmente impossibile, almeno per quanto attiene a quelle forme speculative che derivano dalle parole. 

Il concetto è molto chiaro: non si può esprimere un'idea se non esiste una parola a rappresentarla, alla quale viene riconosciuto collettivamente quel determinato significato. Ai giorni nostri tra le parole indiscutibilmente più utilizzate e più importanti certamente non manca questa: "economia". Se doveste attribuirle un significato, quale sarebbe? Cosa è per voi l'economia? Crediamo che nell'immaginario collettivo questa parola sia sempre più rivestita da un'accezione negativa, legata al capitalismo neoliberista, legata alle regole (o alla loro assenza) della finanza internazionale, legata a tutti quei sacrifici che ci vengono imposti dall'alto, legata certamente ai soldi, al mercato, allo Stato "sperperone", alla crisi, alla disoccupazione, al materialismo sfrenato in perfetto stile "The Wolf of Wall Street"... .

Vi riportiamo di seguito il significato originario della parola "economia": dal greco οἴκος (oikos), "casa" inteso anche come "beni di famiglia", e νόμος (nomos), "norma" o "legge" - si intende sia l'utilizzo di risorse scarse (limitate o finite) per soddisfare al meglio bisogni individuali e collettivi organizzando la spesa, sia un sistema di organizzazione delle attività di tale natura poste in essere a tal fine da un insieme di persone, organizzazioni e istituzioni (sistema economico). 

Prima dell'avvento della Rivoluzione industriale, per economia si intendeva la gestione di risorse scarse per soddisfare i bisogni individuali e collettivi. L'economia era considerata anche come l'amministrazione dei beni di Stato. Con la Rivoluzione industriale abbiamo assistito a una sproporzione sempre più netta a favore di uno dei tre soggetti economici principali (le imprese) e ad un progressivo indebolimento degli altri due (famiglie e Stato), fino ai giorni nostri, in cui prevale la legge del più forte, che viene spesso ipocritamente chiamata legge del mercato o neoliberismo

Il significato originario della parola "economia" era legato all'organizzazione efficiente dei beni e servizi di uno Stato, alla giusta redistribuzione della ricchezza reale tra i soggetti individuali, alla ricerca del benessere comune. Secondo questa visione i cittadini dovrebbero essere chiamati a dare al loro Stato un equo contributo per poter usufruire di tutti i vantaggi derivanti dall'organizzazione comune, in termini di tempo, efficienza, efficacia, benessere.

Purtroppo per tutti noi, questa concezione non ha potuto affermarsi concretamente, perchè sulla via del progresso verso la formazione dei moderni Stati civili si è prepotentemente instaurata la visione della "mano invisibile" teorizzata da Adam Smith, secondo la quale nel libero mercato la ricerca egoistica del proprio interesse gioverebbe tendenzialmente all'interesse dell'intera società. Ci sono voluti più di 200 anni per renderci conto di tutte le disgrazie causate da questa idea funesta, che ha portato verso l'egoistica ricerca del massimo profitto fatto spesso sulle spalle degli altri. Basti pensare all'aberrazione consistente nella speculazione finanziaria, ormai considerabile alla stregua del gioco d'azzardo legalizzato, in cui si gioca letteralmente con la vita delle persone senza creare alcuna ricchezza in termini reali, senza dare alcun contributo allo sviluppo della società. 

Solo oggi iniziamo a renderci conto del fallimento della concezione Smithiana, ma purtroppo ormai ci siamo dimenticati del reale significato della parola economia. E finchè non ce ne ricorderemo, come potremo ricostruire un nuovo paradigma? Finchè rimarremo ancorati al falso significato che la parola ha assunto nel corso dei secoli, non avremo i mezzi per ripartire, perchè al massimo potremo lottare contro un paradigma assodato e indiscutibile, dall'interno, come uccellini intrappolati in una stanza buia. Invece dobbiamo trovare la strada per la finestra, dobbiamo uscire, abbandonare totalmente gli errori e le aberrazioni, riscoprendo idee e pensieri dimenticati, dando vita a un nuovo paradigma per poter ricostruire un mondo fondato su veri valori di giustizia, equità, benessere.

Il discorso fatto per la parola "economia" può essere esteso a innumerevoli parole, che oggi come mai vengono utilizzate dalla politica e dai media in primis, snaturandone il significato, per manipolare l'opinione pubblica, attrarre consenso e annichilire in nostro senso critico. Come per "economia", distruggere il significato originario delle parole equivale ad estirpare quelle idee dalla nostra mente, insieme con la possibilità di una loro concreta attuazione.

Arricchiamo il nostro lessico, aggiungiamo parole e concetti, riflettiamo sui significati, per aprire la mente e non rimanere incatenati nel paradigma che ci viene presentato come l'unico possibile. Le idee sono il seme del cambiamento, ma senza parole che le riescano ad esprimere sono semi gettati sul cemento.

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