Come saprete, tra qualche giorno, più precisamente il prossimo 1° luglio, inizierà il semestre europeo a guida italiana. Questo significa che per 6 mesi, da luglio fino a dicembre, la Presidenza del Consiglio dell'Unione Europea sarà assunta dal governo italiano. Al di là di quanto si potrebbe immaginare però, ciò non vuol dire che in questo periodo l'Italia avrà un più forte potere in seno alle istituzioni europee e non significa, quindi, che l'Italia sarà in una posizione migliore per far valere le proprie volontà. Lo Stato cui spetta la Presidenza, infatti, si limita semplicemente a farsi carico dell'agenda del Consiglio e ne presiede tutte le riunioni per 6 mesi.
Per questo motivo quanto comunicato e discusso in Parlamento il 24 giugno da Matteo Renzi e parlamentari circa gli obiettivi dell'Italia per il semestre europeo è ai limiti della farsa. Ed è probabilmente per questo motivo che una volta finito il proprio discorso al Senato il nostro Presidente del Consiglio ha preferito scappare a vedere Italia-Uruguay, piuttosto che restare in aula ad ascoltare la discussione generale dei senatori sul semestre europeo. Ciò che dispiace è che questi meccanismi tutt'ora vengano nascosti all'opinione pubblica, e soprattutto che perfino un senatore come Malan sembri cadere dalle nuvole. Di seguito potete ascoltare proprio il suo breve intervento al Senato, in cui denuncia la mancanza di rispetto e di interesse per il Paese e per le istituzioni dimostrata da Renzi con la sua scelta di andare a vedere la partita piuttosto che restare ad ascoltare la discussione in aula:
Insomma, nel calcio, perlomeno sulla carta, la vittoria dell'Italia era possibile. Per quanto riguarda l'Unione Europea invece, le cose sono ben diverse. Lì non serve a nulla tifare per i nostri parlamentari europei, che come saprete non hanno neppure il potere di legiferare, e non serve a nulla sperare nel governo in vista del semestre europeo a guida italiana, dato che l'agenda resta quella dettata dal signor Van Rompuy. Del resto l'ultimo semestre europeo, quello a guida greca, si è contraddistinto per essersi incentrato sulla questione del brevetto comunitario. Poco importa se secondo l'Unicef già nel 2011 in Grecia il 30% dei bambini era sotto la soglia di povertà e a rischio di "esclusione sociale", o che 8 condomini su 10 nel 2013 sono tornati a scaldarsi con la legna perchè non possono più permettersi di acquistare il gasolio e almeno 300.000 famiglie sono senza elettricità (qui la fonte). La priorità era il brevetto comunitario.
Ovviamente qui non vogliamo incentivare a seguire il calcio per affogare nel tifo da ultrà il ricordo di un Paese che ormai non esiste più. Questo lo lasciamo al nostro Presidente del Consiglio. Quello che vogliamo è fare chiarezza sul reale futuro dell'Italia, al netto di sterili promesse ed inutili chiacchiere. E per farlo, evidentemente, servono a poco gli annunci di Renzi, mentre molto più rilevante sarà quanto riportato nero su bianco nella nuova agenda politica per l'UE che in questi giorni sta stilando il Presidente del Consiglio europeo Van Rompuy. Negli ultimi giorni i mezzi di informazione hanno riportato inizialmente notizie entusiastiche sulle prime bozze della nuova agenda, ma l'ottimismo si va via via ridimensionando. A un "pieno uso della flessibilità" che sarebbe concesso agli Stati membri si è sostituito un "buon uso della flessibilità". E comunque il tutto resta ancorato alla realizzazione delle riforme, che consistono essenzialmente nell'abolizione dei diritti dei lavoratori e nella riduzione della spesa pubblica e dell'indebitamento. Ovviamente parliamo del Job Act e del rispetto del Fiscal Compact, argomenti che vi invitiamo ad approfondire cliccando qui e qui.
Comunque, come detto sopra, si tratta solo di bozze, e tutto lascia pensare che in realtà le cosiddette concessioni potrebbero addirittura subire ulteriori limitazioni e ridimensionamenti. Il 40% ottenuto da Renzi alle scorse europee conta molto poco fuori dal contesto nazionale. Ancora una volta siamo nelle mani dei burocrati di Bruxelles, e il caso-Grecia certo non lascia ben sperare. Tuttavia, solo nella serata di domani, quando sarà ufficializzata la versione definitiva della nuova agenda politica dell'Unione Europea, conosceremo davvero il nostro destino. Noi, come sempre, vi terremo aggiornati. Stay tuned.
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