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martedì 14 gennaio 2014

Pedine sacrificabili

Preferiremmo parlare di temi più profondi e stimolanti, tuttavia siamo convinti che al momento la priorità assoluta debba essere il superamento di quella trappola mortale che è l'euro.

La dottrina economica, e in particolare la teoria delle aree valutarie ottimali, stabilisce che un'area che si dota di una moneta unica senza averne i requisiti andrà in pezzi al primo shock importante. 

Bene, a questo proposito già negli anni '90 economisti del calibro di Martin Feldstein (professore di Harvard ed editorialista del Wall Street Journal) e Paul Krugman (premio Nobel per l'economia nel 2008), sostenevano che tra i sistemi economici dei vari Paesi europei non vi fosse quella necessaria omogeneità che avrebbe consentito l'adozione di una moneta unica senza subirne danni.

Ma se i massimi esperti mondiali la pensavano così, perchè ci ritroviamo nell'euro?

I nostri politici si sono limitati a spicciole propagande infarcite di false promesse ("Con l'euro lavoreremo un giorno in meno, guadagnando come se lavorassimo un giorno in più", diceva Prodi nel '99) senza mai affrontare, con noi cittadini, una seria analisi costi/benefici.

Solo di recente personaggi come Mario Monti hanno iniziato a rivelarci, con toni molto pacati, la verità su questa faccenda (clicca qui per vedere l'intervista integrale). Sostanzialmente, dal punto di vista del nostro ex presidente del Consiglio (ma...chi l'aveva votato?), la crisi era necessaria al fine di costringere gli Stati a cedere parti della loro sovranità e ad accelerare artificiosamente i tempi di un'unione già di per sè estremamente complessa. 

A noi però non hanno chiesto un parere, ma solo sacrifici.

Imprenditori che si suicidano, disoccupazione alle stelle, operai in cassa integrazione, tasse a livelli esagerati, oltre che enormi tagli al welfare (istruzione pubblica, sanità, cultura...), e tutto in nome di un progetto portato avanti con un autoritarismo dittatoriale e paternalista. Questa non è l'Europa che vogliamo.

E' ora di svegliarci e iniziare a far valere i nostri diritti.

2 commenti:

  1. Sono una piccola imprenditrice, ho fondato la mia azienda nel 1980. Il nostro organico è di sei addetti.
    Fino all' avvento dell' Euro esportavamo all' estero, Europa, Giappone, Paesi Arabi ecc... con soddisfazione, economica e morale.
    Con l' entrata dell' euro, che pur ho accolto con grande entusiasmo ( che bello girare per l' Europa senza lo stress di cambiare moneta ad ogni frontiera... ) ebbene, ha visto diminuire precipitosamente le nostre esportazioni fino quasi ad estinguersi. Non siamo più competitivi ed appetibili. Ho sbagliato qualche cosa io come imprenditrice ? Forse, sebbene verifico che aziende di mia pari dimensione ed operanti nello stesso mio mercato, hanno dovuto chiudere.
    Io, con grande fatica, ci sono ancora ed a testa bassa vado avanti. Mi sto chiedendo cosa ho ricevuto dall' avvento dell' Euro.....

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  2. La moneta unica, è uno strumento che controlla e gestisce la moneta stessa, l’Euro appunto, a solo vantaggio di chi la moneta,il capitale detiene, controllando e dirigendo i mercati ed avendo come assoluta priorità, l’accumulo sempre maggiore del capitale, delle ricchezze appunto.
    E venendo meno il controllo e la gestione politica di questo strumento, questo da OGGETTO
    da strumento appunto, diviene SOGGETTO, ossia si impone determinandosi, come organismo sovrastrutturale e quindi indiscutibile, da dispositivo, si tramuta in organismo (astratto) concretizzandosi.
    E là dove le etnie le culture europee, e non solo, nella loro diversità, nel`UOMO si ritrovano ( ESSERE UMANO che attraverso il suo pensiero consapevole di ciò che era, ogni giorno nel riconoscersi nell'altro, a lui uguale/diverso, DIVIENE e si AUTODETERMINA) generando un ESSERE ATTORE-ATTIVO nel suo divenire in stretto rapporto con il REALE che intorno a lui riconosce e influenza plasmando; la globalizzazione e la moneta unica, che è di questa lo strumento principale, per poter raggiungere i propri obbiettivi speculativi, abbisogna di un CONSUMATORE-SPETTATORE-PASSIVO, un essere/oggetto, estraniato dal reale, e che anzi di questo ne è vittima o carnefice, da plasmare e forgiare a suo piacimento, su cui poter esercitare, esplicare la sua completa e finalizzata macabra manipolazione.
    E per quanto paradossale possa sembrare, la soluzione è semplice.
    Basta negarsi a tale strategie, non essere partecipi di tale processo di annientamento, negare a priori il MODELLO IMPOSTO ed impostato,
    distillare l`influenza che i media hanno su di noi, e soprattutto far si che questa” linea di sangue “venga interrotta, evitando di sacrificare i nostri figli i bambini, che è ciò che di più caro e prezioso abbiamo, al demone “ (Giano bifronte)del consumo e del’ edonismo massificato. Perché se è la felicità che rincorriamo, ormai avremmo dovuto capire da un pezzo che questa non alberga nel’ egoismo e nel possedere, AVERE, ma nel altruismo e solo e soltanto nel’ ESSERE, che nel suo divenire sempre se stesso pone ponendosi.
    I piccoli come i grandi imprenditori dovrebbero cominciare a capire che ad un sistema ad struttura piramidale, ne deve essere sostituito uno unidimensionale-lineare, in cui i gruppi di lavoro gestiscono organizzando, perché ne hanno la capacità e la voglia, il lavoro stesso. Così da innescare, accendere nei dipendenti, la produttiva e costruttiva logica del VOLER FARE e non quella distruttiva e nichilista DEL DOVER FARE.
    In un sistema in una società, dove ogni singolo è partecipe, riconoscendosi attivamente nel tutto, (percependolo, ed in questo ritrovandosi riconoscendosi in ogni istante) dove a ciò che viene normalmente imposto, si contrappone il concetto del’ INSIEME POSSIAMO E VOGLIAMO FARE; politici e dirigenti verrebbero assorbiti nel insieme del fare costruttivo e umano, annientando il narcisismo inefficiente e distruttivo che ancora oggi come un cancro, da dentro li consuma, consumando ed annientando purtroppo, e che é ancora più insopportabile, assurdo ed inumano, anche coloro i quali da questo soggetto/oggetto malato sono legati e dipendenti.

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