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giovedì 12 giugno 2014

La verità su chi muove i fili dell'informazione italiana

Ormai siamo in molti a dubitare di ciò che ci raccontano i mezzi di informazione cosiddetti ufficiali. Per chi si informa autonomamente, appare spesso fin troppo chiaro che le verità che vengono fatte passare sono, nella migliore delle ipotesi, monche, e nella peggiore sono addirittura evidenti stravolgimenti della realtà. Del resto la Freedom House nella sua annuale classifica sul livello di libertà di stampa raggiunto in ogni nazione del mondo, come dimostra l'immagine qui sopra, definisce l'Italia e la Turchia gli unici due Paesi dell'Europa occidentale in cui l'informazione è semi-libera.  Ma quello che troppo spesso trascuriamo è forse l'aspetto più importante, ovvero: chi ha interesse a generare questo tipo di informazione? E perché

Tendiamo di solito a liquidare la questione immaginando, ad esempio, che i giornali siano servi di determinate forze politiche, e che quindi, seguendo le loro direttive, tendano strumentalmente a mettere in luce ipotetiche conquiste o aspetti positivi delle forze di cui sarebbero al soldo e a "gettare fango" sulle opposizioni. Ma di solito il ragionamento si ferma qui. Ciò che invece ci proponiamo di mettere in luce in questo articolo, è che questa concezione risulta essere semplicistica. E questo essenzialmente perchè la realtà è ben più complessa. Nella realtà, i giornali non sono servi della politica, perchè giornali e politici di fatto sono servi dello stesso potere, quello economico dei grandi interessi industriali e bancari, in una parola: del capitalismo, il modo di produzione orientato esclusivamente al profitto e alla sovrapproduzione che governa il nostro mondo, accompagnandolo a braccetto verso il baratro. 

Come i politicanti di professione rispondono a lobbies e multinazionali (basti pensare, tra i tanti casi, all'acquisto di F35 in un momento di enorme crisi e al condono di 98 miliardi di euro alle multinazionali del gioco d'azzardo), i giornali non solo rispondono, ma sono addirittura di proprietà degli stessi poteri forti! Non ci credete? Vi riportiamo alcuni esempi interessanti.

Seguendo un ordine basato sulla tiratura delle maggiori testate giornalistiche italiane, iniziamo citando il Corriere della Sera. Questo fa parte del gruppo editoriale RCS MediaGroup, il cui primo azionista è Fiat S.p.A. con il 20,552%, seguito da Mediobanca S.p.A. con il 9,93% e da Diego Della Valle con l'8,995%. Figurano, tra gli altri, anche Pirelli & C S.p.A. con il 5,445% e IntesaSanpaolo con il 5,124%.

Passiamo ora a la Repubblica. Come forse è noto, questa, insieme all'Espresso, è di proprietà del Gruppo Editoriale L'Espresso, di cui la CIR di Carlo De Benedetti, imprenditore notoriamente controverso a causa degli scandali Olivetti e Sorgenia, è azionista di maggioranza.

Ma andiamo oltre, siamo solo all'inizio. Ora è il momento de Il Sole 24 ore, edito dal Gruppo 24 ORE, società quotata in borsa dal 2007 e di proprietà di Confindustria, il cui scopo è letteralmente la "Tutela degli interessi degli imprenditori".

Tocca ora a La Stampa, edita da Editrice La Stampa S.p.A., che è controllata al 100% da Fiat S.p.A. Dal 13 marzo 2008, il Presidente è John Elkann.

Il Messaggero è edito da Caltagirone Editore, che produce anche quotidiani come il Mattino, il Gazzettino e Leggo. L'azionista di maggioranza della Caltagirone Editore è Francesco Gaetano Caltagirone, un imprenditore italiano costruttore edile. Ma non uno qualunque, visto che nel 2011 è stato l'undicesimo italiano più ricco con 1,5 miliardi di dollari e 833° al mondo.

Per quanto riguarda Il Giornale, c'è ben poco da commentare, visto che dal 1979 è di proprietà della famiglia Berlusconi e in particolare, dal 1992, di Paolo Berlusconi.

Libero dal 2001 è di proprietà del gruppo Angelucci, attivo nel settore della sanità e dell'immobiliare. Proprio in questi giorni, sono sotto indagine Antonio Angelucci, i figli Gianpaolo, Alessandro ed Andrea, insieme a numerosi collaboratori, per omissione delle dichiarazioni sulle imposte, fatture per operazioni inesistenti e appropriazione indebita.

Chiudiamo la nostra lista con il Fatto Quotidiano, che per quanto abbiamo potuto verificare ha un azionariato diffuso, in cui nessun azionista supera il 17%, e oltre alla Casa editrice Chiarelettere, che sembra dedicarsi esclusivamente all'informazione e all'approfondimento, tra gli azionisti ci sono anche i giornalisti Antonio Padellaro (16,26%), Marco Travaglio (4,88%) e Peter Gomez (3,25%). 

In conclusione, a parte rarissime eccezioni, possiamo quindi constatare un chiaro connubio tra informazione e potere economico, dato che il secondo controlla la prima. Nessun complotto, nessuna cospirazione segreta, è tutto alla luce del sole e facilmente verificabile online. Appurato questo, non ci resta che tenerlo sempre bene a mente quando veniamo bombardati da notizie strumentali e spesso ai limiti della menzogna, perchè gli interessi che si nascondono dietro al mondo dell'informazione sono gli stessi che si nascondono dietro al mondo della politica, e sono quelli che governano il sistema marcio in cui siamo intrappolati. Per questo continueremo ancora, anche nei prossimi anni, a sentir parlare di una fantomatica "luce in fondo al tunnel" sempre più vicina, ma di cui continueremo a non vedere la fine. Ed è per lo stesso motivo che ogni giorno continueremo ad essere persuasi della necessità e dell'urgenza di non meglio precisate "riforme" in nome delle quali ogni diritto e principio democratico è sacrificabile. Infine, ovviamente, è sempre per questo che non sentiremo mai parlare di Trattati Europei come il MES, il Fiscal Compact, il TTIP o l'ERF. Dell'Unione Europea e dell'euro, veri e propri strumenti di dominio per mezzo dei quali stiamo assistendo sempre più ad una concentrazione della ricchezza nelle mani di pochissime persone, non si può certo parlar male. Chi manovra i fili ha tutto l'interesse che le cose restino così. Del resto sono gli stessi che questa situazione l'hanno causata, oltre che gli unici a trarne beneficio.

5 commenti:



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