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mercoledì 30 luglio 2014

Un nuovo allarmante record sbugiarda Renzi: ecco cosa ci aspetta

Dopo il 40,8% ottenuto alle scorse elezioni europee il governo Renzi mette a segno un nuovo record. Questa volta però c'è poco da andarne fieri dato che rigurda la pressione fiscale effettiva italiana, divenuta ormai la più elevata al mondo. Ad affermarlo è la Confcommercio nel suo ultimo rapporto dal titolo "Fiscalità e crescita economica". 

Dalla lettura del documento scopriamo che in Italia, dal 2000 al 2013, a fronte di un aumento della pressione fiscale del 5%, il Prodotto inerno lordo (PIL) pro capite è sceso del 7%. Caro Prodi, ma con l'euro non dovevamo "lavorare un giorno in meno guadagnando come se lavorassimo un giorno in più"? Dai dati sembrerebbe che le cose stiano andando in senso diametralmente opposto, e questo terribile trend non accenna a rallentare.

Neppure il governo Renzi sembra fare eccezzione: da quando si è insediato a Palazzo Chigi, in appena 4 mesi, abbiamo assistito all'aumento del bollo auto, dell'Imu sulle seconde case, della Tasi, delle tasse sul risparmio, dei costi per il rilascio del passaporto, delle accise sulla benzina, del prezzo delle sigarette e delle tasse sull'acquisto di dispositivi dotati di memoria digitale. Ma del resto, mentre TV e giornali continuavano a benedire i famosi 80 euro promessi da Renzi come fossero manna dal cielo, il governo, all'interno del Documento Economico e Finanziario (Def) di aprile, aveva già annuncianto che nel 2014 la pressione fiscale sarebbe aumentata dello 0,2%. Non c'è che dire, il nostro nuovo record sembra essere in buonissime mani.

E mentre le tasse aumentano, il PIL continua a diminuire. Del -0,1% nel primo trimestre di quest'anno (dati Istat di cui vi parlammo già in questo articolo), e non c'è alcun motivo di credere che le cose possano andar meglio d'ora in poi. All'interno del Def il governo aveva previsto una crescita del +0,8% per il 2014, ma tutti i massimi organismi nazionali e internazionali, dall'Istat all'Ocse passando per il Fondo Monetario Internazionale, negli ultimi mesi hanno già provveduto a tagliare al ribasso questa stima. E non è da meno la Confcommercio, che in questo suo ultimo rapporto prevede una crescita del Pil per il 2014 pari al +0,3%

Sapete cosa vogliono dire tutti questi numeri? In due parole: manovra correttiva. Una crescita prossima allo 0 infatti renderebbe impossibile per il governo chiudere il 2014 con un deficit che non superi il 2,6%, e se si tiene conto che il Consiglio Europeo ha recentemente raccomandato all'Italia di procedere verso l'obiettivo del pareggio di bilancio già nel 2014, per poi raggiungerlo nel 2015 (invece che nel 2016, come richiesto dal nostro governo), tale manovra appare davvero inevitabile. Il suo ammontare esatto è ancora difficile da prevedere, probabilmente si aggirerà sui 20 miliardi di euro, ma quel che è certo è che mentre il governo continua a negare, c'è una sonora stangata ad attenderci.

Prepariamoci ad un autunno "lacrime e sangue" e ad un 2015 ancora peggiore, alla faccia del "cambiamento" e di chi l'ha votato.

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