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domenica 27 luglio 2014

L'Italia cambia verso: ADDIO DEMOCRAZIA

Questi sono giorni caldi, se non per la stagione estiva, sicuramente per il clima politico. I nostri parlamentari stanno discutendo sull'approvazione del DDL 1429 titolato "revisione della Parte II della Costituzione". Discutendo per modo di dire, visto che al Senato è già stata utilizzata la tagliola per "contingentare i tempi e scongiurare l'ostruzionismo delle opposizioni". Sono stati quindi previsti paletti temporali per gli interventi di ogni gruppo parlamentare, adducendo come motivazione una presunta e incalzante urgenza per l'approvazione della riforma della Costituzione. Poco importa se si tratta di una materia che, data la sua importanza, richiederebbe come minimo lucidità, dialogo, confronto e un'adeguata tempistica, specialmente considerando le perplessità di un'ampia fetta di opinione pubblica che comprende anche numerosi giuristi e intellettuali (ad esempio consigliamo questo articolo di Aldo Giannulli), che leggono come una evidente deriva autoritaria l'istituzione di un Senato non elettivo e la parallela approvazione di una legge elettorale che presenta gli stessi vizi di incostituzionalità del Porcellum (premio di maggioranza spropositato e assenza delle preferenze). Per cercare di comprendere le ragioni di tutta questa fretta del Governo, vi invitiamo innanzitutto a dare un'occhiata al testo ufficiale del disegno di legge, che potete trovare qui (per un confronto con la Costituzione ancora intatta, la potete trovare a questo link). Può essere molto utile per fare un po' di chiarezza, oltre gli slogan e sicuramente oltre i "colpi di sole". Vediamone insieme alcuni punti salienti. 

Partiamo da quello che consideriamo un chiaro segnale della direzione verso cui puntano le modifiche costituzionali. Il "vecchio" articolo 67 recita: "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato." Se le riforme renziane verranno approvate, questo articolo verrà sostituito dal seguente: "I membri del Parlamento esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato". Insomma, i membri del Parlamento non rappresenteranno più la Nazione, ne saranno svincolati.

Ovviamente poi, per rendere non elettivo il Senato, il disegno di legge in questione abolisce l'articolo 58 della Costituzione, secondo cui "i senatori sono eletti a suffragio universale e diretto dagli elettori che hanno superato il venticinquesimo anno di età. Sono eleggibili a senatori gli elettori che hanno compiuto il quarantesimo anno".

Ma andiamo avanti. Sono emblematiche anche le modifiche agli articoli 78, 79 e 80. Solo la Camera dei deputati avrà il potere di deliberare lo stato di guerra e di attribuire al Governo i poteri necessari. Avrà inoltre il pieno potere di decidere amnistie e indulti, oltre che di autorizzare con legge la ratifica di trattati internazionali. Non serve dilungarsi sulle conseguenze di quest'ultima modifica, se avete sentito parlare di Fiscal Compact, ma soprattutto se avete sentito parlare di TTIP e di Fondo di Rendenzione Europeo, due dei trattati al momento in cantiere e che saranno sfornati molto presto dall'Unione Europea (potete trovare maggiori informazioni rispettivamente qui, qui e qui). Il passaggio dal Senato non sarà più un problema, e questi trattati potranno essere approvati in sordina dalla sola Camera dei deputati, dove lo spropositato premio di maggioranza voluto da Renzi e Berlusconi permetterà al Governo di procedere senza intoppi. Grazie all'Italicum infatti il partito che risulterà vincitore delle elezioni otterrà automaticamente il 53% dei seggi (e questo potrebbe accadere anche se prendesse meno del 20% dei voti, come abbiamo dimostrato in questo articolo). Insomma, sarà una passeggiata, e i tecnocrati di Bruxelles potranno davvero dormire sonni tranquilli.

Continuando a scorrere il nostro documento, leggiamo che verrà abolito il secondo comma dell'articolo 83, riguardante l'elezione del Presidente della Repubblica, che recita: "All'elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d'Aosta ha un solo delegato". Sembra quindi che la rappresentanza delle minoranze, che evidentemente i Costituenti avevano molto a cuore, non verrà più assicurata.

Inquietanti poi anche le modifiche all'articolo 94, che stabiliscono che il Governo dovrà avere la fiducia esclusivamente dalla Camera dei deputati. Le considerazioni fatte poco sopra riguardo al premio di maggioranza spropositato che deriverà dall'Italicum e che permetterà al partito di maggioranza di ottenere 354 seggi su 725 valgono evidentemente anche per questa modifica. Questi 354 seggi non andranno neppure spartiti con i cosiddetti "partitini" appartenenti alla coalizione vincitrice, data la nuova soglia di sbarramento per i partiti coalizzati, portata dal 2% al 4,5%. In questo caso quindi sarà il Governo in carica a poter dormire sonni tranquilli, dato che ottenere e mantenere la fiducia non rappresenterà più un problema, grazie al tremendo mix Italicum-Senato non elettivo.

Anche le modifiche che verranno apportate all'articolo 135 ci sembrano degne di nota. L'articolo modificato stabilisce che dei 15 giudici di cui è composta la Corte Costituzionale, 5 saranno nominati dal Presidente della Repubblica, 5 dalle supreme magistrature ordinaria ed amministrative, 3 dalla Camera dei deputati e 2 dal Senato delle Autonomie. Rispetto alla Costituzione attuale, il cambiamento riguarda esclusivamente l'ultima parte, in quanto l'originario articolo 135 stabilisce che 5 giudici sono nominati dal Parlamento in seduta comune. Quali sono quindi le implicazioni? Innanzitutto, bastano alcuni semplici calcoli per capire che il partito di maggioranza, grazie all'Italicum e alla riforma del Senato, potrà eleggere da solo il Presidente della Repubblica. Riportiamo un passaggio interessante dell'articolo di Aldo Giannulli sopra riportato per fare chiarezza sul punto: "Con la riduzione del Senato a 95 membri, il Parlamento in seduta comune passa da 1008 membri (più gli ex Presidenti) a 725, per cui la maggioranza assoluta dei votanti scende da 505 a 363 voti. Considerando che l’Italicum prevede un premio elettorale di 354 seggi per il vincitore, si ricava che bastino solo 9 senatori per assicurare al partito di governo il potere di eleggere da solo tanto il Presidente della Repubblica quanto i giudici costituzionali". Inquietante a dir poco, non trovate? Tornando al nostro articolo 135 modificato, possiamo comprendere come la maggioranza della Corte Costituzionale (8 giudici su 15) dopo la riforma di Renzi sarà formata da 5 giudici nominati dal Presidente della Repubblica (e quindi, per i motivi appena chiariti, dal partito di maggioranza) più altri 3 giudici nominati dalla Camera dei deputati, che in virtù del famoso premio di maggioranza sarà totalmente in balia del partito vincitore delle elezioni. Se poi si tiene conto che sia il Presidente della Repubblica e sia la Corte costituzionale dovrebbero essere organi neutrali e di garanzia per un equilibrato assetto democratico, la gravità di queste misure ci sembra inequivocabile.

E' chiaro che le modifiche che il Governo vuole apportare alla Costituzione non sono certo una questione di inutili privilegi da abolire o costi da tagliare, come vuole farci credere Matteo Renzi. Parlare di deriva autoritaria non è, evidentemente, frutto di una sterile polemica dei "gufi" e "rosiconi" di turno. E' la realtà dei fatti, per ora ancora sulla carta, ma se questo disegno di legge verrà approvato diventerà la nostra nuova gabbia, dalle maglie sempre più strette.

1 commento:

  1. Spero che i cittadini, finalmente, partecipino massicciamente al voto.
    Io non ho paura di perdere questa pseudo-democrazia di cartone.

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